Il Complesso monastico di S. Ruggero – Conferenza e Visite guidate

L’Archeoclub di Italia sede di Barletta partecipa come ogni anno all’evento nazionale “Chiese Aperte”, giunta alla sua XII edizione, nata con la finalità di aprire al pubblico edifici sacri chiusi da tempo e, in molti casi, abbandonati ad un lento ma inesorabile degrado. Quest’anno la manifestazione, patrocinata dal Comune di Barletta e tenutasi il 10 e 11 maggio, ha posto l’attenzione sullo splendido complesso monastico di S. Ruggero che racchiude in sé circa 9 secoli di storia e che ha mutato la sua struttura originaria a seguito dei restauri e delle modificazioni subite in tutta la sua lunga e interessante storia. La due giorni è iniziata con una conferenza che si è aperta con i saluti del presidente della sede locale Pietro Doronzo seguiti dall’intervento del Sindaco Nicola Maffei il quale si è complimentato per il costante impegno dell’Archeoclub.

 

Poi proseguendo “La forza di eventi di studio e di analisi delle emergenze artistiche locali portate avanti dalle associazioni diventano punto di forza dell’Amministrazione la quale ha la possibilità di approfondire le necessità per intervenire correggendo le criticità e migliorando le potenzialità. Sono, così, di questi mesi gli importanti interventi sull’ex convento di S. Lucia e il complesso di S. Andrea; i lavori presso quest’ultimo hanno messo in luce, come si prevedeva, un importante sistema di sepolture che è ora sottoposto all’attenzione della Soprintendenza”.Il mons. Giuseppe Paolillo, vicario episcopale, ha portato i saluti della comunità monastica della quale è cappellano, e ha posto l’accento sull’importanza della manifestazione che permette di rinvigorire la memoria cittadina sul Monastero. “Le periferie crescono”, ha continuato, “e la città perde lentamente il ricordo della sua storia e dimentica l’importanza dei suoi monumenti e di chi l’ha vissuta nei secoli scorsi. Barletta è ricca di un patrimonio artistico di eccellenza molto di proprietà ecclesiale. Come già ebbi modo di dire lo scorso anno durante la stessa manifestazione, auspico quindi la realizzazione di convenzioni per rendere fruibili le nostre chiese anche dal punto di vista turistico in modo da agevolarne la conoscenza”. A seguire il presidente Doronzo ha ricordato che “negli ultimi anni si è assistito ad un intenso recupero del nostro patrimonio artistico sollecitato dall’interesse che hanno dimostrato i cittadini e le associazioni come l’Archeoclub. Chiese Aperte ha contribuito negli anni a gettare un fascio di luce sul degrado di alcuni tra gli immobili ecclesiastici più belli invitando i diversi gradi delle Amministrazioni ad intervenire per il recupero. Oggi siamo in una condizione particolare in cui le molte bellezze artistiche ed archeologiche restaurate meritano costante attenzione al fine di non perderle nuovamente, mentre per quelle che ancora giacciono nell’abbandono serve un massiccio intervento di breve e lungo periodo. L’incontro di stasera, quindi, serve ad approfondire e conoscere la realtà monastica di S. Ruggero attraverso la storia che ci permetterà di apprezzare meglio l’importanza che essa avuto e tuttora possiede in città”.Ha quindi ceduto la parola al prof. Pasquale Corsi, ordinario di Storia Bizantina e medievale presso l’Università di Bari il quale ha discusso il tema “Testimonianze di vita religiosa e civile dalle fonti di archivio di S. Ruggiero” attraverso la lettura di parte della documentazione custodita nel convento. “Da oltre dieci anni”, ha riferito il prof. Corsi “studio l’avvincente carteggio del fondo documentario monastico il quale racchiude oltre 100 pergamene provenienti, tra l’altro, dal convento di S. Stefano, dell’Annunziata e di S. Giovanni. La storia si fa sulle fonti, ricercando negli archivi e attingendo alla documentazione originale mentre è sempre più diffusa la pratica di leggere e copiare, spesso malamente, la bibliografia. L’analisi delle fonti, invece, permette di ricostruire il passato ottenendo una fotografia affascinante delle sua vita. Stasera riporto solo un estratto di ciò che negli anni ho approfondito analizzando i manoscritti più antichi che riporteranno uno spaccato della vita medievale della nostra città”.E così, con un volo tra testamenti, donazioni e atti matrimoniali, è stato offerto all’attento e numeroso pubblico un viaggio fantastico in cui personaggi, di una Barletta che non c’è più, vivevano il loro tempo tra i corredi delle loro case, i problemi economici, le speranze di vita coniugale, le conquiste d’arme e le attività amministrative, scoprendo che il tempo passa ma la sostanza dei sogni, delle speranze e delle richieste della vita non cambiano mai ma, a limite, mutano solo la forma.È poi intervenuto prof. Luigi Dibenedetto, storico dell’arte e socio dell’Archeoclub di Barletta con un intervento dal titolo “Chiesa e monastero di S. Ruggero: storia e arte”. Con un’accorta e analitica ricostruzione fotografica, ha analizzato le vicende, l’architettura e la quadreria della chiesa la quale possiede una ricchissima storia che l’ha portata ad essere, insieme con la comunità monastica e alla sua tradizione legata al Santo Patrono Ruggero, un importantissimo riferimento sociale e spirituale della città.Il giorno seguente sono state offerte visite guidate gratuite alla cittadinanza che è affluita numerosa, attratta dall’originale bellezza medievale barocca di un edificio poco conosciuto e dalla testimonianza della memoria del complesso monastico in città. Barletta, 23.05.2008  Maria Pia Villani