Un "faro" sul porto di Barletta

La nostra lettera aperta alle Istituzioni e alla città sulla situazione del faro napoleonico e le sue potenzialità.

Un "faro" sul porto di Barletta

Questa  città  sarebbe  stata  cosi,  sarebbe  stata questa Barletta,  se non avesse  avuto  il suo   porto?   Forse   i    suoi  cittadini   avrebbero    avuto   quel   carattere   passionale, accogliente e,  talvolta,  bonariamente  'ingombrante'  che  li  contraddistingue  e  che hanno  ereditato   dall'Adriatico  selvaggio   di  dannunziana  memoria.   Sarebbe   stata come la conosciamo oggi? No,  certamente  no.  Da sempre,  infatti,  la presenza  di un'ansa  accogliente  sulle  sue rive  ha avuto  il potere  di dare  vita  a un sistema  antropizzato del territorio  che  ha portato  alla vita,  nel Medioevo,  di una città ricca e influente  che ringraziava,  per  le sue  fortune,  il  suo  porto  col  quale  si  realizzavano  importanti   commerci  e  che  si prestava  ad accogliere chi partiva o tornava dalla Terra Santa. La storia  cittadina,  da allora in poi, è nota  ed è indubbiamente legata  al suo porto,  a quell'isola  a  ridosso   delle  sponde   costiere  su  cui  si  è  insediata   tanta  vita,  tanta economia,  tanta speranza. L'impegno  di alcune amministrazioni  pubbliche  locali  sta portando  a - il  gioco  di parole  è necessario  - riaccendere  un faro  su questo  rilevante  luogo  di Barletta  per troppi  anni  lasciato  in una  nicchia dell'economia nazionale.  Il porto  sta diventando destinatario  di diversi  finanziamenti, non ultimo quello  europeo,  che offre  pacchetti turistici esclusivi  a coloro  che intendono  trascorrere  soggiorni  sia in mare  aperto  che in località raramente  inserite  nei convenzionali circuiti  turistici e vede il nostro porto tra quelli di interesse. Alla  luce  di  questo  rinnovamento  l'associazione  ArcheoBarletta  vuol  invitare  le autorità   competenti,   dalla  Regione   Puglia   al  Comune   di  Barletta,   dall'Autorità Portuale   al  Ministero   della   Difesa  (proprietario  dell'immobile)  all'Agenzia  del Demanio  fino alla competente Soprintendenza, a tenere in viva considerazione il faro noto  come  napoleonico.   Esso,   infatti,  verte  in  uno  stato  di  degrado  e  abbandono dovuto  alla mancanza di manutenzione,  oltre agli effetti causati  dal costante  contatto con la salsedine  e i venti. La storia di questo luogo lo inserisce tra i più interessanti siti monumentali:  in seguito al riconoscimento,  nel  1798,  del porto  di Barletta  a "stazione  navale",  per volere  di Giuseppe  Bonaparte,  re di Napoli,  nel  1807  fu,  infatti,  costruito il  Faro  su progetto dell'architetto barlettano  Domenico Luigi  Chiarelli.  All'epoca esso era sulla parte est dell'isola;  alto 15  metri,  formato  da una base quadrangolare  in pietra  calcarea  e una torre cilindrica  in mattoni  pieni.  L'impianto  luminoso  sino al 1913  era alimentato  ad olio con luce fissa, poi ad intermittenza con acetilene:  il farista doveva caricare ogni 4 ore  il  meccanismo rotante  ad  orologeria   che  faceva  girare  la  lanterna;  infine  era alimentato ad elettricità. Il faro è stato attivo sino al 1959, sostituito da quello nuovo. La struttura,  insieme  all'abitazione  del farista,  può  divenire  luogo  aggregativo della cultura turistica nonché  centro di nuove professionalità, perché  si presta a essere sede di diversi  interventi:  da area  museale  a luogo  di accoglienza  turistica,  fino  ad area didattica per le nuove generazioni,  che mai hanno goduto questo incantevole  sito. Illuminiamo  la nostra  città  di una  luce  nuova,  la  luce  della  ripresa,  la luce  della speranza che tanto è necessaria in questo periodo storico, perché lo stesso porto che diede  lustro  al  passato  di Barletta  aiuti  questa  città  a rinnovarsi  e,  perché  no,  a rinascere con luce nuova.